In Campania, la Pasqua non è solo una celebrazione religiosa, ma un intreccio di tradizioni popolari, folklore e identità collettiva. Tra processioni che sembrano dipinti viventi, banchetti che profumano di primavera e riti ancestrali, la Settimana Santa diventa un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. E mentre il Lunedì in Albis, detto “Pasquetta”, chiude i festeggiamenti con gite all’aria aperta e convivialità, c’è una domanda che risuona tra vicoli e campagne: quanto durerà questa magia?
La Settimana Santa: Tra Sacro e Profano
In Campania, ogni paese ha il suo rito, ogni chiesa una storia da raccontare. A Procida, la “Processione dei Misteri” trasforma l’isola in un teatro sacro: statue seicentesche sfilano tra case color pastello, accompagnate da canti struggenti. A Sorrento, la ‘Processione del Cristo Morto” vede confraternite in tunica bianca avanzare al lume delle fiaccole, mentre a Teggiano, nel Salernitano, si rievoca la Passione con una rappresentazione teatrale che coinvolge l’intera comunità.
Non mancano i simboli gastronomici: il “casatiello” napoletano, pane farcito di salumi e formaggi, e la pastiera, con il suo profumo di fiori d’arancio, diventano metafore di abbondanza e rinascita.
Pasquetta: Il respiro della primavera
Il Lunedì in Albis è il giorno in cui la Campania si riversa all’aperto, in un rito pagano che celebra la vita. Famiglie e amici si riuniscono per pic-nic tra gli ulivi dell’entroterra irpino, sulle spiagge della Costiera Amalfitana o ai piedi del Vesuvio. Qui, il cibo è ancora protagonista: uova sode decorate, salumi locali e la “fellata” (degustazione di formaggi e ricotta) accompagnano risate e racconti.
A Cusano Mutri, nel Beneventano, persiste un’usanza unica: la *Corsa dei Carresi*, dove carri trainati da buoi percorrono sentieri scoscesi, sfidando la gravità in onore della Madonna.
La sfida del tempo: Tradizioni in bilico tra modernità e memoria
Nonostante la vivacità dei riti, c’è chi teme che certe usanze possano sbiadire. Le nuove generazioni, distratte da smartphone e ritmi frenetici, a volte percepiscono queste tradizioni come “roba vecchia”. Eppure, segnali di speranza non mancano: associazioni culturali e volontari lavorano per digitalizzare archivi, organizzare workshop nelle scuole e coinvolgere i giovani nelle processioni. A Guardia Sanframondi, dove ogni sette anni si svolge il rito penitenziale dei “Battenti” (una delle più intense manifestazioni di fede d’Europa), i ragazzi iniziano a partecipare attivamente, indossando il cappuccio rosso dei disciplinati. “È la nostra eredità”, spiega Marco, 24 anni. “Senza di essa, saremmo più poveri”.
Un futuro scritto nel passato
La Pasqua in Campania è un promemoria: ricorda che la bellezza resiste solo se nutrita. Le processioni, i banchetti, le corse sui carri non sono folklore da cartolina, ma linfa vitale per comunità che vogliono restare radicate nella propria storia. Forse, la speranza più grande è che questi riti non diventino museo, ma continuino a evolversi, intrecciandosi con il presente. Come scriveva Matilde Serao, “A Napoli, anche i morti vogliono vivere”. E in Campania, forse, anche le tradizioni più antiche hanno ancora voglia di correre verso il futuro.
[Raffaele Acampora]